Creazione e diffusione della conoscenza: ciberspazio, intelligenza collettiva, web 2.0, Social Net
- Andrea Sturaro
- 23 set 2019
- Tempo di lettura: 6 min
Questi nuovi termini coniati nell'ultimo ventennio sono indispensabili per riuscire ad entrare nel mondo digitale. Cos'è internet? Come è nato? Quali sono le sue funzioni principali? Da una quindicina d'anni assistiamo alla nascita e all'imporsi del ciberspazio. Questo evento ha sorpreso quasi tutti per la sua rapidità e potenza, e probabilmente non è che l’inizio di una lunga evoluzione. Si può supporre che in questo fenomeno si scorga la fioritura di un'intelligenza collettiva del genere umano. Internet in senso proprio si fonda su una norma di comunicazione che consente la collaborazione fra macchine e reti disparate. Percorrendo e trasformando progressivamente i canali telefonici, questa rete di reti non appartiene a nessuno, non ha un bilancio centrale né un direttore in carica. La sua organizzazione poggia sulla collaborazione fra tutti coloro che contribuiscono al suo uso e al suo mantenimento. Se è vero che la norma tecnica oggi in uso per Internet deriva da quella inventata negli anni Sessanta per le esigenze della ricerca militare americana, è bene sottolineare che la rete scaturisce dalla volontà operativa di centinaia di migliaia di utilizzatori, di ingegneri, di ricercatori, di docenti universitari, di studenti, di giovani del mondo intero, desiderosi di sperimentare nuove forme di comunicazione e che spesso hanno messo il proprio lavoro a disposizione gratuitamente per perfezionare la rete stessa. Ma quali sono le principali funzioni di Internet? La posta elettronica è oggi quella che conosce il maggior successo: essa permette di scambiare quasi istantaneamente messaggi scritti da un capo all'altro del pianeta. Il trasferimento di file, poi, consente di mettere a disposizione del pubblico, a partire da un computer detto server (una specie di magazzino generale di dati) ogni genere di file: film, foto, musica, testi, dati, software. Ciascuno può copiarli sul proprio computer e farne quello che vuole. Infine, il world wide web è forse la più nota fra le funzioni di Internet, anche se è la più recente (risale soltanto ai primi anni Novanta). I documenti del web, anche detti "pagine web", sono organizzati in base alla modalità dell'ipertesto, ciò significa che è possibile passare da una pagina all'altra "cliccando" su tasti o parole evidenziate che appaiono sullo schermo. Il carattere rivoluziona- rio del web deriva proprio dal fatto che esistono dei "collegamenti ipertestuali" (quei tasti che consentono di passare da una pagina all'altra) i quali collegano fra loro non soltanto pagine diverse dello stesso documento, ma anche documenti diversi, indipendentemente dalla loro ubicazione fisica.
Grazie all'ipertesto, presente nelle "pagine web" è possibile registrare e quantificare questa rete di collegamenti, ottenendo un chiaro resoconto della "popolarità" della pagina o del sito web. Tutto ciò è possibile grazie al PageRank, un algoritmo di analisi che assegna un peso numerico ad ogni elemento di un collegamento ipertestuale d'un insieme di documenti, come ad esempio il World Wide Web, con lo scopo di quantificare la sua importanza relativa all'interno della serie. L'algoritmo può essere applicato a tutti gli insiemi di oggetti collegati da citazioni e riferimenti reciproci. Letteralmente traducibile come rango di una pagina web (ma anche un gioco di parole collegato al nome di uno dei suoi inventori, Larry Page), il PageRank è facilmente riconducibile al concetto di popolarità tipico delle relazioni sociali umane, ed indica, o si ripromette di indicare, le pagine o i siti di maggiore rilevanza in relazione ai termini ricercati. Gli algoritmi che rendono possibile l'indicizzazione del materiale presente in rete utilizzano anche il grado di popolarità di una pagina web per definirne la posizione nei risultati di ricerca. Questo metodo può esser descritto come analogo ad una elezione nella quale ha diritto al voto chi può pubblicare una pagina web, e il voto viene espresso attraverso i collegamenti in essa presenti. I voti non hanno tutti lo stesso peso: le pagine web più popolari esprimeranno, coi propri link, voti di valore maggiore (Lévy, 1999).
Fino ad ora abbiamo parlato di condivisione, produzione e fruizione attiva del web, tutti parametri che rientrano nel concetto di Web 2.0. Se nel primo Web, multimedialità, immediatezza e interattività sono state le tecnologie che hanno cambiato il modo di comunicare, le strategie del nuovo Web sono affinità, condivisione, comunità. Il Web sembra così giunto a maturazione, aver compiuto in pochi anni quel passaggio comune a tutte le tecnologie di successo, che da alienanti divengono umanizzanti, trasformandosi in strumenti familiari, in pratiche comuni e riconsegnando ad un uomo modificato il potere di agire in un ambiente modificato. Se il primo Web ha portato e riprodotto nella Rete la consolidata struttura economica, sociale e culturale dei paesi occidentali, oggi assistiamo alla sua radicale trasformazione, ridefinita nei suoi meccanismi produttivi da nuovi modelli interconnettivi. I cambiamenti nell'ambito dei media rappresentano paradigmatici esempi di questi passaggi. Si confronti da una parte la riconversione digitale e la pubblicazione on-line delle storiche enciclopedie a stampa e dall'altra lo sviluppo di Wikipedia. Nel primo caso si tratta del tentativo di riprodurre meccanicamente in Rete un modello produttivo e organizzativo consolidato in un sistema economico non connesso; nel secondo, di un progetto concepito secondo i nuovi processi produttivi di un mondo interconnesso. La Rete non è più solo una tecnologia di supporto, la Rete cambia tutto e gli esiti editoriali molto incerti del primo caso fanno da contraltare al successo culturale ed economico mondiale del secondo. Alla base di questi risultati c'è ancora una volta la capacità di sfruttare l'intelligenza collettiva della Rete, che in questo caso produce un meccanismo democratico di auto-controllo sui contenuti che sorprendentemente si dimostra qui più efficiente e produttivo di qualsiasi altro. Se fino ad oggi la Rete è stata sinonimo di libero accesso alla sua tecnologia costitutiva e ai suoi servizi, ora entra in gioco la partecipazione alla costruzione collettiva dei suoi contenuti. Se prima era uno strumento per diffondere liberamente informazioni e conoscenza, ora questa conoscenza è prodotta da tutti attraverso originali e creativi processi. Senza alcuna regia, né ufficiale né occulta, ma in modo anarchico, l'infrastruttura telematica si trasforma in rete cognitiva: ora la Rete siamo tutti noi. User generated content è la parola d'ordine dei nuovi prodotti del Web 2.0, ma non si tratta di una creazione tradizionale basata sull'impegno e la dedizione di una moltitudine di internauti che ne fanno la loro ragione di vita. Può essere anche, semplicemente, la normale interazione online prodotta da utenti inconsapevoli, che viene valorizzata da immagini ci processi tecnologici e trasformata in bene sociale, in conoscenza collettiva. La selezione di un link, con il quale si abbandona una pagina per proseguire la propria navigazione, può essere tracciata e aggregata per indicare ai futuri visitatori la risorsa di uscita più popolare. I motori di ricerca analizzano ed elaborano le stringhe digitate dagli utenti per orientare le ricerche successive. I sistemi di posta elettronica riescono a liberare i loro server dal flagello della posta indesiderata aggregando le segnalazioni di spam che i singoli utenti eseguono per pulire la propria mailbox. Si consideri come questi servizi possano essere prodotti solo in questo modo: nessun processo tecnologico che non sfrutti l'interazione sociale può ottenere gli stessi risultati. In Rete si ideano ogni giorno meccanismi di aggregazione che cambiano l'ecosistema interattivo. Questo processo di "mediamorfosi" sta interessando tutti i media che approdano in Internet: video, audio, foto, libri, scrittura, telefono, sms, Radio, TV, assumono nuovi significati quando si immergono nella socialità del Web. Ma si può essere protagonisti della Rete anche condividendo solo le proprie preferenze con qualche semplice click. Se il link è stato l'artefice del primo Web il tag è la chiave di volta del secondo. Con il tag possiamo lasciare il nostro segno marcando qualunque cosa nel Web sociale, è lo strumento di partecipazione individuale che ci conferisce potere di intervento nel cyberspazio, dove i nostri voti, i nostri giudizi, le nostre classificazioni, aggregati con ingegnosi algoritmi decidono il valore e la visibilità delle risorse digitali. Si stabilisce così l'autorevolezza di un sito, l'efficacia di un servizio, la convenienza di un acquisto, la reputazione di un blogger. I meccanismi di autovalutazione generati dalla Rete consentono di orientarci nel mare informativo, di scovare affinità, di partecipare a comunità di interesse, di conoscere persone. Per qualsiasi decisione grande o piccola della nostra vita, dall'acquisto di un libro alla scelta di un lavoro possiamo chiedere aiuto alla Rete, dove troviamo condensata l'esperienza di milioni di utenti, la cosiddetta "saggezza della folla". Questi meccanismi stanno dimostrando la capacità di stabilire reputazione, autorevolezza, attendibilità, fiducia nei rapporti professionali, economici, affettivi. Se il montaggio è il linguaggio del cinema e l'interattività quello dei videogiochi, la socialità è il linguaggio del Web 2.0 (Cecchinato, 2009).
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