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Il futuro delle Forze Armate

  • Andrea Sturaro
  • 4 ott 2019
  • Tempo di lettura: 4 min

Le Forze Armate in questo periodo storico hanno bisogno di relazionarsi e interagire con i propri interlocutori, cercando di instaurare un rapporto circolare. Questo obbiettivo è dettato dalla necessità di ottenere il consenso dei cittadini, sempre più attivi nell’agenda pubblica e informati sul mondo. A remare contro è la storia della comunicazione delle F.A., che in passato assumeva un atteggiamento autoreferenziale e ostile nei confronti delle critiche provenienti dai pubblici. Si tratta di un fenomeno che ha coinvolto l’istituzione in 150 anni di storia e che si è reso evidente con regimi totalitari del fascismo fortemente intolleranti alle opinioni contrarie al regime.

È stato doveroso approfondire il rapporto tra politica, guerra e Forze Armate, attraverso un’analisi storica e concettuale. Identificare e stabilire tale rapporto ci permette di attribuire una matrice di responsabilità in tema di guerra e, conseguentemente, delineare i limiti etici che ogni scelta politica comporta. Ai massimi vertici la responsabilità ultima è verso l'autorità politica che impiega lo strumento militare. Da ciò discende che la guerra sarebbe da considerarsi al servizio della politica e perciò, dato che dopo il suo scoppio la guerra diviene incontrollabile politicamente, essa va condotta in termini esclusivamente militari. Solo al termine delle operazioni belliche, e qualunque ne sia l'esito, la direzione politica potrà riprendere la sua naturale supremazia. La premessa è che nessuno dovrebbe iniziare una guerra se non ha preventivamente individuato gli obbiettivi, analizzato le modalità e le conseguenze della propria azione. Il fine rispecchia l’aspetto politico; le modalità e le conseguenze, l’aspetto militare. Ai vertici il compito di considerare e analizzare i fini politici, alla base strutturare e gestire i dettagli operativi. Questi dettagli giustificano il comportamento delle Forze Armate e ci aiutano a comunicare con sicurezza e trasparenza le attività operative e strategiche della Difesa.

Per poter affermare con certezza che l’istituzione sta comunicando efficacemente, secondo i principi di interazione circolare e trasparenza, è necessario analizzare l’evoluzione della comunicazione nelle Forze Armate.

I risultati di queste indagini hanno mostrato un forte adattamento della comunicazione nei confronti del progresso, attraverso l’innovazione tecnologica e l’adeguamento alle tendenze comunicative. Inizialmente la Difesa comunicava al popolo attraverso i classici volantini, cartoline, manifesti, opuscoli, fotografie … Attualmente, in linea con i moderni mezzi di comunicazione, le Forze Armate comunicano attraverso 12 canali digitali, pur mantenendo un’altrettanta efficiente strategia “no digital”.

L’analisi dell’organizzazione del reparto comunicativo della Difesa mi ha permesso di evidenziarne i punti di forza, verificando l’efficienza e l’efficacia operativa. La struttura gerarchica vede a capo Gabinetto del Ministero - Ufficio Pubblica Informazione e Comunicazione, il quale fa riferimento al Ministro della Difesa e dal suo portavoce. In questo reparto vengono manate le Direttive Generali sulla Comunicazione Strategica, ai quali devono attenersi tutte le strutture militari.

Una domanda che mi sono posto è se effettivamente c’è una coerenza tra i temi evidenziati dalla Direttiva e i contenuti delle campagne pubblicitarie sui social. Per rispondere a questo quesito intrapreso un’analisi delle piattaforme Facebook, Instagram e Twitter, categorizzando in macro aree ogni post presente sui vari canali e confrontandolo con i temi presenti nel PdC.

Il risultato è coerente con l’aspettativa inizialmente espressa nell’elaborato, secondo la quale la Difesa, grazie ad una struttura organizzativa valida ed efficiente, si adatta in maniera ottimale alle tendenze comunicative esprimendo in maniera chiara e precisa i contenuti. I temi presenti in modo massivo sulle varie piattaforme analizzate sono la cooperazione internazionale, il “dual use” delle Forze Armate e la “Cultura della Difesa”.

Le campagne di comunicazione si sviluppano anche in contesti non digitali: il fenomeno della brandizzazione ha investito anche le Forze Armate che, oltre ai già affermati brand della marina militare e aeronautica militare, ha lanciato il nuovo marchio “Esercito 1659”. Come si muove la Difesa in questo contesto? Attraverso un’analisi del logo (ARMM Model) ho verificato l’efficacia e l’efficienza del marchio “Esercito 1659” provandone la conformità. Il brand Esercito identifica l’istituzione in maniera decisa e inequivocabile, è stilisticamente coerente ai valori e all’identità dell’istituzione, si presenta in modo semplice e d’impatto.

In una ulteriore ricerca ho approfondito un tema molto presente nei giorni nostri, ovvero quello delle comunicazioni “non ufficiali”. Nell’indagine ho analizzato i profili che non appartengono alle Forze Armate ma che trattano ugualmente temi riguardanti la Difesa. Sulla piattaforma Facebook i post condivisi dalla pagina “E.S.E.R.C.I.T.O I.t.a.l.i.a.n.o.” (una fan page) non rispecchiano prienamente i temi prestabiliti dal Programma di Comunicazione del 2019. Inoltre, anche le immagini caricate su Instagram con l’hashtag #esercitoitaliano o #esercito sono poco conformi ai valori e all’immagine delle Forze Armate. Possiamo dire che le “fan page” mantengono una comunicazione di tipo “ideale” enfatizzando gli stereotipi più “vecchi” del militare, mentre le pagine “ufficiali” privilegiano una comunicazione di tipo “materiale” più tecnica e professionale.

Ad integrare questa indagine ho ritenuto interessante studiare la retorica dell’Arma dei Carabinieri, analizzando il Calendario storico dei Carabinieri, dal 1929 ad oggi. Il risultato evidenzia in modo chiaro la tendenza delle F.A. ad una comunicazione “materiale”, dove si mettono in luce i risultati ottenuti, gli obbiettivi professionali e l’efficienza operativa, a discapito di una retorica che esprime valori, emozioni, sentimenti.

Tornando al concetto di adattamento della Difesa al progresso abbiamo ottenuto, in questo caso, un risultato contradditorio. Da quest’ultima ricerca è emersa una contro-tendenza da parte delle Forze Armate rispetto alle grandi marche. Attualmente la comunicazione di marca privilegia una retorica “ideale” fondata sulle emozioni, sui valori e sull’identità di marca, a discapito di informazioni “materiali” e tecniche; La comunicazione istituzionale della Difesa si sta muovendo, invece, in senso opposto.

Una raccomandazione per ulteriori ricerche future potrebbe proprio essere quella di approfondire uno studio comparato dei due ambiti per determinare eventuali differenze nei percorsi intrapresi dalla comunicazione istituzionale della Difesa da un lato e dalla comunicazione di marca dall’altro.

 
 
 

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